Progetto Sircle

Le imprese per la Giornata Mondiale dell’Ambiente: diventare ‘change maker’

Ai più apparirà come un mero strumento legale ma in realtà si tratta della certificazione di allineamento della mission aziendale – quindi a vantaggio dell’impresa – con il beneficio degli altri soggetti della catena del valore: persone, dipendenti, fornitori, territorio. In una parola: stakeholder.
Di cosa parliamo? Di Società Benefit, ovvero “imprese ibride che oltre lo scopo di dividere gli utili perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente”, secondo la definizione di Assobenefit.
Per l’Associazione Nazionale per le Società Benefit (Assobenefit), il numero di società benefit in Italia continua a crescere: in soli due anni si è passati da qualche centinaio ad oltre 2900. Il nostro Paese è stato il primo a dotarsi, a fine 2015, di una legislazione specifica per le società benefit (Legge 208). In base al loro diverso approccio, le società benefit possono esprimere la loro mission di impatto sociale e ambientale in modo vincolante e strategico, agendo verticalmente per ridurre gli impatti negativi e massimizzare quelli positivi, o possono – e questa è la strada più difficile – farsi trigger del cambiamento, puntando a risolvere problemi anche esterni all’azienda per ridurre gli impatti negativi, massimizzare quelli positivi e soprattutto cambiare il core business o l’industry di riferimento in modo strutturale.
Farsi motore del cambiamento significa lavorare sulla creazione del valore: se si cambiano gli snodi di un processo all’interno della supply chain, inevitabilmente si genera un cambiamento su tutti i fornitori e i partner, i clienti e le aziende di categoria. Per far questo però, occorre fare ordine e permeare la sostenibilità all’interno dell’organizzazione, portare il livello di consapevolezza e conoscenza delle tematiche ESG al massimo, facendo in modo che tutta l’organizzazione comprenda la direzione intrapresa e la trasformazione che si vuole compiere.
In quest’ottica, l’impatto della governance sullo sviluppo sostenibile aziendale è il grande tema e i dati che come Sircle abbiamo raccolto lo indicano in modo netto: il 79% di coloro che hanno risposto al sondaggio lanciato da Sircle alle oltre 200 aziende partecipanti all’evento del 22 maggio, ritiene che la testa dell’azienda e di conseguenza la governance sia il primo passo per avviare un percorso sostenibile, anche come società benefit.

Spesso la veste giuridica è necessaria per cambiare il destino di un’impresa ma non è detto che sia sufficiente. Mentre ci sono aziende che perseguono determinate mission senza diventare benefit. Quello che rende tangibile la differenza è la misurazione della sostenibilità: la possibilità di documentare i risultati acquisiti e le azioni introdotte dall’azienda, traducono in modo concreto quello che è il rendiconto sociale di sostenibilità, obbligatorio dal 2024 per pmi quotate e aziende con oltre 250 dipendenti, ma che molte società stanno già redigendo. Del resto, per il 95% delle imprese rispondenti al sondaggio Sircle, i KPI rappresentano la vera sostanza della sostenibilità e sono le uniche a fornire il vero impatto della creazione di valore.
Questo è una parte di quello che le imprese possono realmente fare per la Giornata Mondiale dell’Ambiente.

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