Progetto Sircle

Rendi pubblico cosa fai e come lo fai: la piccola grande rivoluzione della Csdd

D’ora in poi ci vorrà un piano di sostenibilità per il rispetto dell’ambiente e dei diritti umani lunga tutta la catena di fornitura e le imprese dovranno rendicontarlo. È in arrivo una vera rivoluzione per tutti i Paesi Comunitari e non sarà solo una rivoluzione annunciata.
Il Parlamento Ue ‘entra’ infatti nelle aziende approvando la direttiva Csdd sul dovere di diligenza e questo significherà rendere chiaro cosa si produce, in termini di prodotto o servizio, e come lo si fa.
Con l’approvazione della nuova norma, la Corporate Sustainability Due DiligenceCsdd – le imprese avranno l’obbligo di un piano di transizione green che garantisca la compatibilità della propria attività con l’obiettivo di contenere il riscaldamento della terra sotto 1,5 gradi, grazie ad indicatori sui consumi energetici in chiaro, per consentirne la veridicità. Non solo: con la misura l’Europa impone un dovere di scientificità affinché il piano di transizione sappia dimostrare che la riduzione di Co2 è stata realmente realizzata.
Il controllo e monitoraggio degli indicatori sarà uno strumento dirimente per comprendere il livello di commitment delle aziende, oltre che per risolvere a monte il problema di claim sulla riduzione degli inquinanti non corrispondenti al vero, quando non addirittura ingannevoli.

Il provvedimento prevede inoltre che vi sia la responsabilità dell’azienda lungo tutta la supply chain, ovvero la catena di fornitura: da una parte non si potrà ribaltare la responsabilità sui fornitori, dall’altra, tuttavia, vi sarà un dovere di diligenza proporzionato al ruolo nella catena di cui si è parte. C’è poi il tema della formazione e della consapevolezza: la responsabilità del capo filiera sarà anche quella di supportare e formare le piccole e medie imprese sulla rendicontazione e i doveri connessi.

La Direttiva prevede inoltre delle misure sanzionatorie in caso di inadempienza, proporzionate al fatturato, e sarà attivata una procedura di reclamo per le persone che si ritengono colpite negativamente dalle attività dell’azienda. Anche per questa ragione la rendicontazione e gli indicatori riconosciuti saranno un sistema di verifica fondamentale, anche a protezione dell’impresa.

Le aziende interessate dalla Csdd: le società europee, quotate e non quotate, con più di 500 dipendenti, un fatturato a livello mondiale oltre i 150 milioni di euro e inoltre le aziende con oltre 250 dipendenti e un fatturato superiore a 40 milioni di euro che per il 50% è imputabile ad attività nel settore della moda (produzione), agroalimentare, estrattivo-minerario. Saranno altresì coinvolte le imprese extra Ue con un fatturato superiore ai 150 milioni di euro e che, pertanto, potranno avere interessi nell’Unione europea.

La norma, per diventare definitiva, ha bisogno di passare attraverso una campagna elettorale, quella per le elezioni europee, che sarà particolarmente difficile. Del resto il Parlamento Ue ha approvato la norma con una maggioranza di 366 voti su 255 contrari, segno inequivocabile che l’assemblea di Strasburgo è divisa.
Il testo definitivo sarà frutto del confronto del Consiglio d’Europa e arriverà entro il 6 giugno, data del voto per il rinnovo dell’Europarlamento. La speranza è che la norma arrivi non modificata nei suoi tratti essenziali e che anzi i Paesi comunitari si apprestino a recepirla senza distinguo e con rapidità. La Csdd può essere rivoluzionaria perché dalla rendicontazione è in grado di migliorare l’intero approccio aziendale alla sostenibilità.

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